IL CODICE PIRANESI
Misteri di Roma. Nascosti nei sotterranei o esposti alla
luce del sole e alla semioscurità lunare.
E’
un percorso difficile da interpretare, una caccia al tesoro, un cammino segnato
da segni misteriosi, ma affascinante.
Una
gigantesca nave pronta a salpare verso la Terra Santa, un signore potente che
commissiona un’opera, un artista che nasconde nel capolavoro un insieme di
simboli misteriosi per continuare una storia immortale che proviene da tanti
secoli fa.
Il signore è il Gran Priore di Malta, Rezzonico, l’artista si chiama Giovan Battista Piranesi, architetto, incisore,
scenografo, acquafortista
e uno dei più interessanti scrittori di architettura del XVIII secolo
Siamo sull’Aventino, uno dei sette colli romani. L’Aventino
ha una storia lunga e tormentata.
Secondo Tito Livio (Ab Urbe Condita libri CXLII) il
colle fu scelto da Remo in opposizione a Romolo (che scelse il Palatino) per
decidere il nome della nuova città e chi vi dovesse regnare, rispettando gli
auspici, secondo il numero degli avvoltoi avvistati.
Strano e misterioso quel colle che somiglia stranamente a
una grande nave: la nave dei Templari.
Ma è troppo presto per parlarne. Lasciamo la nave così
com’è, immobile e maestosa, a picco sull'Emporio del Tevere in vista dell'Isola Tiberina.
Sull’Aventino le armi dell’esercito romano,
dopo le campagne militari, erano purificate (Armilustrium).
La zona era un grande mercato e fu assegnata ai plebei, per
placare le loro lamentele, con una legge del V secolo a.C. Nel II secolo a.C.
Caio Gracco scelse il colle per difendere Roma. Nel periodo imperiale, col
mutare della società, quel territorio divenne il quartiere preferito
dall’aristocrazia, esaltata dalle abitazioni di Adriano e Traiano prima di divenire imperatori, e
luogo di culto dedicato a diverse divinità: Iside
e Mitra, Mercurio,
Cerere, Libero e Libera, Giove Dolicheno, Bona Dea Subaxana.
Con l’affermarsi del
cristianesimo cominciarono a sorgere edifici cristiani, quali Santa Sabina, SS.
Bonifacio e Alessio, Santa Prisca.
Strano e misterioso quel colle, proteso come una nave
pronta a salpare, a picco sul Tevere.
Nel X secolo era dominato da un monastero benedettino fortificato,
nel XII secolo appartenne ai Templari, rientrando nelle numerose proprietà che
avevano nella provincia romana, tra le quali l’attuale “città militare” sulla
Laurentina.
L’ordine dei Templari fu costituito nella Terrasanta dopo l'indizione della prima crociata (1096) e fu attivo soprattutto alla fine
del 1099, quando i territori furono riconquistati dai cristiani, per difendere
i luoghi santi e i pellegrini dall’assalto dei predoni.
E’
storia. Filippo IV il Bello, re di Francia, per
sanare i propri debiti e ridurre il potere della Chiesa, ordinò l'arresto dei
Templari e la confisca
dei loro beni. L’ordine fu eseguito venerdì 13 ottobre 1307.
Un
venerdì e un 13, che da allora furono considerati funesti.
I
cavalieri furono torturati per trarre infamanti accuse e gli ultimi a bruciare
vivi, davanti alla Cattedrale di Notre Dame, il 18 marzo 1314, furono l'ultimo Maestro Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay.
Strano
e misterioso l’Aventino, proteso come una nave pronta a salpare, a picco sul
Tevere.
Oggi
sul colle sorge Villa Malta, assegnata nel 1312 ai Cavalieri Ospitalieri,
predecessori dell'attuale Ordine dei Cavalieri di Malta (oggi Sovrano Militare
Ordine di Malta) che vi stabilirono il loro Priorato e la loro sede storica.
Forse i Templari avevano un tesoro nascosto, forse l’Ordine
non è estinto, forse i Cavalieri vivono in clandestinità.
Nel 1765 il nipote di Clemente XIII, cardinal Rezzonico,
affidò a Piranesi la ristrutturazione dell'ingresso al Priorato e della chiesa
di S.Maria al Priorato: fu la sua unica opera architettonica realizzata.
Fu il Rezzonico a guidare il Piranesi nel rappresentare
ermeticamente simboli misteriosi presenti nella ricostruzione o l’artista
espose le linee di un codice che conduceva a un percorso segreto ?
Villa Malta ha il suo centro ideale nella chiesa di S.Maria
del Priorato, interna al giardino. I turisti si affollano dinanzi al portone
esterno perché dal buco della serratura è visibile in lontananza la cupola di San Pietro.
Sulla facciata sono rappresentati due serpenti avvolti a spirale. Il portale di ingresso, ai
lati, ha simmetricamente due candelabri, simboli religiosi che contrastano
tuttavia con gli strumenti da muratore, tipici della massoneria, le scritte FERT (Fortitudo Eius Rodum Tenuit) -
risalente ai Cavalieri di Malta in difesa di Rodi – e PX (Pace). Il codice
continua con due mezzelune incatenate, la torre araldica dei Rezzonico, la
Croce di Malta e una serie di obelischi nel giardino. Quale significato rappresenta
una sequenza concepita con simboli lontani da un contenuto omogeneo?
Scrive
P.Campanella “Quale sia il messaggio che reca tale sequenza non è facile da
decodificare. Ma sicuramente si percepisce che esiste e che lega tra loro una
serie di individui, contesti, eventi.”
E
Maria Cristina Giammetta rafforza il mistero: “I ricchissimi capitelli, ad
esempio, rivelano la presenza di due figure alate, sfingi affrontate separate
da una torre: si tratta forse di un faro d’oriente? Echi o richiami alle
attività in terre d’oltremare dei Cavalieri dell’Ordine?”
Il
colle Aventino ha la forma di nave, una nave pronta a salpare verso la Terra
Santa.
La
leggenda, nella Chiesa di Santa Maria al Priorato, vede l’”entrata al cassero”
nella porta di ingresso, gli “spalti della tolda” nei parapetti del parco, la
“prua” nella parte che scende verso il Tevere, le “funi del sartiame” nel
labirinto di giardini e di cespugli e gli “alberi della nave” negli obelischi.
Su di essi sono raffigurati simboli che la massoneria ha tratto dalla
tradizione templare e la fila degli obelischi, posti uno sopra l’altro, sarebbe
di 33 metri e 33 centimetri, corrispondenti all’altezza del tempio dei
Templari.
La
dea Fortuna, nella facciata della chiesa, era coniata su alcune monete
dell’Ordine.
I serpenti, che pure si
riferiscono al vecchio nome del colle (“mons
Serpentarius”) sono 33, numero equivalente al grado che il Piranesi
aveva nella massoneria.
Nessuno
ha ancora decifrato il “codice Piranesi”.