Uomo bizzarro
Alessio, anche se nel senso buono, figlio del senatore Eufemiano e della nobildonna Agle (o Agalé).
C’è un
matrimonio. La famiglia di Alessio è ricca e ricche sono le nozze. Auguri festosi
e, forse, auguri di figli maschi che, data l’epoca, erano più graditi di oggi.
Invece no.
Viene la sera
e lo sposo dichiara alla sposa che non se ne parla proprio, anzi si allontana
dalla poverina illibata e se ne va: se ne va proprio, parte, lasciando sposa e
parenti.
La vita di
Alessio è mista di storia documentata e leggende.
Il fatto è
che il brav’uomo aveva dentro di sé un fuoco che proveniva dal Cielo e lo
connotava come un famoso santo che sarebbe nato quasi 700 anni dopo, S.
Francesco da Assisi.
Da quel
momento Alessio scomparve, nessuno ne seppe più nulla: si entra nella leggenda,
o meglio nelle leggende.
Nella
premessa, sembra che la sposa fosse una giovane virtuosa scelta dalla famiglia
e già questa circostanza, al di fuori della vocazione divina, influirebbe
negativamente sull’animo coniugale di uno sposo.
Per quanto
riguarda le leggende che narrano la vita del Santo, si entra in un’allegra
confusione.
La prima
storia proviene dalla Siria e risale agli anni 450-475.
Alessio non
vive in Italia, ma a Costantinopoli e, nel rispetto delle nozze mancate, arriva
nella comunità cristiana di Edessa dove passa le giornate tra i mendicanti, non
solo, ma regala quel poco che riceve a chi è più povero di lui. Trascorrono17
anni, Alessio è morente, chiama il sagrestano e gli confessa la sua origine. Il
pover’uomo, sbigottito, corre dal vescovo, gli racconta tutto per non far
seppellire Alessio nella fossa comune.
Il vescovo,
di nome Tabula, si precipita al cimitero, ma il corpo di Alessio è scomparso.
Dunque
Alessio era nato in Oriente, ma é fantasia, secondo una leggenda greca (sec.
IX).
Alessio era
proprio romano. Sì le nozze bianche sono vere e il Santo si allontanò da casa
verso l’Oriente, vivendo da mendicante. La sua vita era talmente santificata
che l’icona della Vergine Maria, che si trovava nella chiesa di Edessa, parlò
al sagrestano e lo invitò a far entrare quel misero uomo, considerato come
santo. L’episodio fece subito presa tra la gente e tutti andavano da lui, anche
solo per vederlo.
Tutto questo
era troppo lontano dal modo di vivere di Alessio, tant’è che fece fagotto e si
imbarcò verso Tarso. Brutta traversata, mare grosso e vento forte,
l’imbarcazione galleggia a stento fino a lambire le coste laziali e approdare a
Ostia.
Alessio ormai
è un povero straccione irriconoscibile. Tace la sua identità e chiede
ospitalità nella casa paterna dove lo stesso padre lo ritiene uno straniero.
Trascorre le sue giornata da povero, dormendo in un sottoscala. Le sue misere
condizioni fisiche lo avvicinano a una morte prematura e decide di scrivere le
sue memorie su un rotolo di carta che tiene stretto in mano anche nel momento
della sua morte.
Ed ecco,
appena morto, una voce divina proviene dal
Cielo e invita a cercare l’uomo di Dio.
La leggenda
non dice come fu individuato il corpo di Alessio; sta di fatto che il rotolo
che stringeva in mano attirò l’attenzione delle persone.
ALESSIO: UN MENDICANTE IN PARADISO
Niente da
fare, quel rotolo restava stretto tra le dita della salma. A chi ricorrere se
non agli imperatori ? E infatti Arcadio e Onorio riuscirono a sfilare il
manoscritto e così Eufemiano
ebbe conoscenza di aver ospitato il figlio senza saperlo.
Certo le leggende sono
narrazioni un po’ fantastiche, non fosse altro che sappiamo storicamente che
Arcadio era l’imperatore d’Oriente e Onorio era l’imperatore d’Occidente.
La terza leggenda è latina
e dalla Spagna (sec.X) si diffuse a Roma. E’ una leggenda che rivede la
leggenda greca e la rielabora nella comunità fondata dall’arcivescovo
metropolita di Damasco, Sergio il quale, fuggendo dall’invasione dei Saraceni,
si stabilì presso la chiesa di San Bonifacio sull’Aventino; qui fondò una
comunità monastica mista che riuniva la regola di S.Basilio (greca) e quella di S.Benedetto
(latina).
Nella leggenda latina si narra,
più propriamente, che non furono gli imperatori, bensì Papa Innocenzo I a prelevare il
rotolo dalla mano del Santo e scoprirne l’identità.
No, non è proprio così. Altri
raccontano che Alessio fosse ancora vivo quando il Papa lo raggiunse insieme ai
genitori che lo abbracciarono morente.
Conclusione: nessuno riuscirà mai
a scrivere la vera storia di S.Alessio.
Al tempo di Papa Innocenzo I le
sue spoglie sono furono trasferite nella chiesa di san Bonifacio e nel 1217
papa Onorio III dedicò la chiesa di S. Bonifacio anche a S. Alessio.
La
testa di Alessio è venerata in una teca d’argento a mezzo busto. Sue reliquie
furono usate nel 1500 per la consacrazione dell’altare del tempietto di
Bramante a S. Pietro in Montorio.
La chiesa ha grande notorietà sia tra i romani- come
luogo preferito per la celebrazione dei matrimoni - che tra i turisti ed è anche conosciuta per i canti gregoriani
dei monaci nel corso dei riti domenicali.
Purtroppo i rifacimenti barocchi hanno quasi
completamente cancellato l’antica architettura. All’interno, nella Cappella di
S.Alessio è conservata una lunga trave della scala sotto la quale dormiva il
santo, posta sopra la statua in marmo di Antonio Bergondi (allievo del Bernini)
che raffigura S.Alessio morente.
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