sabato 14 settembre 2013

ALESSIO: UN MENDICANTE IN PARADISO

Uomo bizzarro Alessio, anche se nel senso buono, figlio del senatore Eufemiano e della nobildonna Agle (o Agalé).
C’è un matrimonio. La famiglia di Alessio è ricca e ricche sono le nozze. Auguri festosi e, forse, auguri di figli maschi che, data l’epoca, erano più graditi di oggi.
Invece no.
Viene la sera e lo sposo dichiara alla sposa che non se ne parla proprio, anzi si allontana dalla poverina illibata e se ne va: se ne va proprio, parte, lasciando sposa e parenti.
La vita di Alessio è mista di storia documentata e leggende.
Il fatto è che il brav’uomo aveva dentro di sé un fuoco che proveniva dal Cielo e lo connotava come un famoso santo che sarebbe nato quasi 700 anni dopo, S. Francesco da Assisi.
Da quel momento Alessio scomparve, nessuno ne seppe più nulla: si entra nella leggenda, o meglio nelle leggende.
Nella premessa, sembra che la sposa fosse una giovane virtuosa scelta dalla famiglia e già questa circostanza, al di fuori della vocazione divina, influirebbe negativamente sull’animo coniugale di uno sposo.
Per quanto riguarda le leggende che narrano la vita del Santo, si entra in un’allegra confusione.
La prima storia proviene dalla Siria e risale agli anni 450-475.
Alessio non vive in Italia, ma a Costantinopoli e, nel rispetto delle nozze mancate, arriva nella comunità cristiana di Edessa dove passa le giornate tra i mendicanti, non solo, ma regala quel poco che riceve a chi è più povero di lui. Trascorrono17 anni, Alessio è morente, chiama il sagrestano e gli confessa la sua origine. Il pover’uomo, sbigottito, corre dal vescovo, gli racconta tutto per non far seppellire Alessio nella fossa comune.
Il vescovo, di nome Tabula, si precipita al cimitero, ma il corpo di Alessio è scomparso.
Dunque Alessio era nato in Oriente, ma é fantasia, secondo una leggenda greca (sec. IX).
Alessio era proprio romano. Sì le nozze bianche sono vere e il Santo si allontanò da casa verso l’Oriente, vivendo da mendicante. La sua vita era talmente santificata che l’icona della Vergine Maria, che si trovava nella chiesa di Edessa, parlò al sagrestano e lo invitò a far entrare quel misero uomo, considerato come santo. L’episodio fece subito presa tra la gente e tutti andavano da lui, anche solo per vederlo.
Tutto questo era troppo lontano dal modo di vivere di Alessio, tant’è che fece fagotto e si imbarcò verso Tarso. Brutta traversata, mare grosso e vento forte, l’imbarcazione galleggia a stento fino a lambire le coste laziali e approdare a Ostia.
Alessio ormai è un povero straccione irriconoscibile. Tace la sua identità e chiede ospitalità nella casa paterna dove lo stesso padre lo ritiene uno straniero. Trascorre le sue giornata da povero, dormendo in un sottoscala. Le sue misere condizioni fisiche lo avvicinano a una morte prematura e decide di scrivere le sue memorie su un rotolo di carta che tiene stretto in mano anche nel momento della sua morte.
Ed ecco, appena morto, una voce divina proviene dal  Cielo e invita a cercare l’uomo di Dio.
La leggenda non dice come fu individuato il corpo di Alessio; sta di fatto che il rotolo che stringeva in mano attirò l’attenzione delle persone.
ALESSIO: UN MENDICANTE IN PARADISO

Niente da fare, quel rotolo restava stretto tra le dita della salma. A chi ricorrere se non agli imperatori ? E infatti Arcadio e Onorio riuscirono a sfilare il manoscritto e così Eufemiano ebbe conoscenza di aver ospitato il figlio senza saperlo.
Certo le leggende sono narrazioni un po’ fantastiche, non fosse altro che sappiamo storicamente che Arcadio era l’imperatore d’Oriente e Onorio era l’imperatore d’Occidente.
La terza leggenda è latina e dalla Spagna (sec.X) si diffuse a Roma. E’ una leggenda che rivede la leggenda greca e la rielabora nella comunità fondata  dall’arcivescovo metropolita di Damasco, Sergio il quale, fuggendo dall’invasione dei Saraceni, si stabilì presso la chiesa di San Bonifacio sull’Aventino; qui fondò una comunità monastica mista che riuniva la regola di S.Basilio (greca) e quella di S.Benedetto (latina).
Nella leggenda latina si narra, più propriamente, che non furono gli imperatori, bensì Papa Innocenzo I a prelevare il rotolo dalla mano del Santo e scoprirne l’identità.
No, non è proprio così. Altri raccontano che Alessio fosse ancora vivo quando il Papa lo raggiunse insieme ai genitori che lo abbracciarono morente.
Conclusione: nessuno riuscirà mai a scrivere la vera storia di S.Alessio.
Al tempo di Papa Innocenzo I le sue spoglie sono furono trasferite nella chiesa di san Bonifacio e nel 1217 papa Onorio III dedicò la chiesa di S. Bonifacio anche a S. Alessio.
La testa di Alessio è venerata in una teca d’argento a mezzo busto. Sue reliquie furono usate nel 1500 per la consacrazione dell’altare del tempietto di Bramante a S. Pietro in Montorio.
La chiesa ha grande notorietà sia tra i romani- come luogo preferito per la celebrazione dei matrimoni -  che tra i turisti ed è anche conosciuta per i canti gregoriani dei monaci nel corso dei riti domenicali.

Purtroppo i rifacimenti barocchi hanno quasi completamente cancellato l’antica architettura. All’interno, nella Cappella di S.Alessio è conservata una lunga trave della scala sotto la quale dormiva il santo, posta sopra la statua in marmo di Antonio Bergondi (allievo del Bernini) che raffigura S.Alessio morente.

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