mercoledì 28 aprile 2010

LA PAPESSA GIOVANNA

STORIE E LEGGENDE DI ROMA: LA PAPESSA GIOVANNA

                                                                                                                                di Adriano Imperatori

E venne il tempo della Papessa…
Perdura un fatto, in quella tipica aura che aleggia nella città di Roma, permeata e vissuta tra scetticismo e menefreghismo, sospeso tra storia e leggenda, tramandato come un racconto misterioso e affascinante, da cui tutti sono attratti anche se nessuno ci crede.
Misterioso perché appare incredibile; affascinante perché riunisce passione e morte di una donna: la papessa Giovanna, alias Papa Giovanni VIII.
Una donna come Papa è quanto più dissonante e contrastante che la tradizione cristiana possa accettare e, infatti, fu il cavallo di battaglia di eretici e anticlericali negli anni che seguirono la scoperta.
Storia di passione femminile.
Giovanna, una ragazza colta e studiosa, che non rifiutava amori accondiscendenti; una ragazza come quelle che oggi vivono tra università e discoteche (negli anni 800 non c’erano ancora le “veline”), si dice che fosse inglese o irlandese.
Si narra che il padre fosse un monaco, che, dopo averle impartito una cultura religiosa, muore quando lei é in tenera età. Sola e senza mezzi di sussistenza, ricorre al suo ingegno: si traveste da uomo e frequenta un convento dove s’innamora di un giovane chierico; per questo motivo Giovanna sarebbe diventata monaco con il nome di Jhoannes Anglicus.
Laureata in teologia e forte del suo sapere, viene a Roma dove predica pubblicamente e riesce a farsi apprezzare, tanto che é invitata in Vaticano e fa carriera – come si direbbe oggi – diventando notaio e perfino cardinale.
Fin qui il racconto, anche se con qualche forzatura, potrebbe anche essere ritenuto reale.
Invece no, ecco l’esplosione…piuttosto fragorosa. Ecco che la fantasia supera la razionalità.
Alla morte di Leone IV Giovanna, donna travestita da monaco, alias Johannes Anglicus, viene eletta Papa a furor di popolo, assumendo il nome di Giovanni VIII: l’incertezza dell’evento varia nelle cronache tra l’853 e l’855..
Per ora fermiamo qui l’orologio. Com’è nata questa storia?


Nel secolo XIII (dire molti anni dopo è pleonastico) Stefano di Bourbon descrisse l’avvenimento in uno scritto; il bello (o il brutto) fu che anche le cariche ecclesiastiche in un primo tempo dettero fede al racconto.
Ne scrive per primo il benedettino Mariano Scoto, negli anni 1000, nella sua Cronaca Universale, piena di strafalcioni cronologici; negli stessi anni ne scrive il monaco Sigisberto di Ghemloux.
Ancora nel 1253 il fatto é narrato dal frate Jean de Mailly, altri riferimenti sono da attribuire a Jacopo da Varagine nella Legenda aurea e a Giovanni Boccaccio nel De claris mulieribus (figuriamoci se si fosse lasciato sfuggire una così favorevole occasione) del 1362.
Ci riferiamo a tempi bui come la notte, nella confusione di testi e avvenimenti, tempi narrati da cronisti improvvisati o dotati di ricca fantasia, tramandati da interpreti generosi nelle interpolazioni e poco affidabili. I testi, spesso apocrifi, mutano il nome di Giovanna in una serie di nomi fantasiosi, come Agnese, Gilberta, Giancia, Guglielma, Jutta.
Ne sono ancora prova gli scritti del domenicano Martin Oppanviensis, nella metà degli anni 1200, che non accennano affatto alla leggenda, mentre la sua Cronaca di Papi e Imperatori, riporta l’evento probabilmente aggiunto da un copista.
E ora facciamo correre di nuovo l’orologio.

Roma ha dunque un Papa donna e i romani non lo sanno. Giovanna non ha perduto il suo temperamento passionale ammantato da una cultura e da una religiosità conflittuale.
Si narra che trascorresse parte del tempo con un amante (chi cita un cameriere e chi un religioso) e, come il diavolo fa le pentole senza il coperchio, restò in attesa di un bebé.
E qui tamburi e timpani, tromboni e corni, piatti assordanti dovrebbero accompagnare le scene seguenti.
C’è una processione pasquale in programma, Giovanna è alle soglie del parto, ma non rifiuta la sua partecipazione alla cerimonia, ritenendo che il tempo non sia arrivato. E’ la fine della storia.
Durante il percorso, tra una folla osannante, accade l’imprevisto e Roma si accorge di avere un nuovo cittadino appena nato.
Scandalo, odio, rabbia, furore di popolo, lapidazione e tutto quello che eretici e anticlericali aggiunsero poi alla fine della povera Giovanna, strumento di una lotta religiosa antipapale, che, se, fosse vissuta veramente, avrebbe incarnato – nel giudizio di oggi e al di fuori di riferimenti religiosi – la lotta di una donna per emergere in un mondo maschilista e spesso ipocrita.
Conclusione: è accertato che una papessa Giovanna non è mai esistita. A screditare la storia e a riportarla alla sua vera natura di leggenda, anche se di dubbio gusto, fu David Blonduel, storico e pastore protestante, a metà del 1600, con argomenti inconfutabili.
I suoi studi approfonditi dimostrarono, infatti, che la processione di Pasqua non attraversava le strade indicate nelle cronache, né esistono testi affidabili sulla fantasiosa nascita. Leone IV, inoltre, regnò con certezza dall’847 all’855 e alla sua morte successe immediatamente Benedetto III, dimostrando che Giovanna non avrebbe potuto pontificare dall’853 all’855. L’iscrizione di Giovanna in una copia del "Liber Pontificalis", infine, si deve ritenere aggiunta all'incirca nel XIV secolo.
Successivamente, nel 1863, il cattolico Jhoann Dollinger sfatò del tutto gli avvenimenti tramandati nei secoli.
In effetti, la leggenda sorse a seguito dello scontro tra il papato e il sacro romano impero, quando morì Federico II e ad opera dei nemici del pontificato romano.
Gli avvenimenti accattivanti, l’ambiente fosco eppur romantico che avvolge la storia, hanno fatto sopravvivere la figura di Giovanna quasi eroina in un’epoca lontana e confusa.
Scrittori si sono cimentati in romanzi, come il greco Emmanuel Roidis (metà del 1600, ristampato nel 1961 e nel 2003), Lawrence Durrell (1973), Cesare D’Onofrio (1979), Alain Boureau (1991), Luciano Spadanuda (1996), Astrid Filangieri (2004), Herman Eleanor (2009).
Il teatro ha reso omaggio a quella figura, come al Teatro della Murata di Venezia nel 2003, al Teatro Verdi di Pordenone nel 2007, al Teatro dei documenti di Roma (2007), al Teatro Pietro Aretino di Arezzo (2007), al Teatro Alfieri di Montemarciano (2008), al Teatro Ghione di Roma (2008), al Teatro Il Primo di Napoli (2008), al Teatro Italia a Gallipoli (2009), al Teatro l’Orangerie di Roma (2009), al Teatro Michelangelo di Modena (2009.
Non è stato da meno il cinema nel 1972, per la regia di Michael Anderson con Liv Ullman nel ruolo di Giovanna e Trevor Howard in quello di Leone IV e, tra gli altri, con Olivia de Havilland, Franco Nero e Maximilian Schell.
Nel 2004 una mostra a Calcata (Viterbo) è stata dedicata alla Papessa Giovanna.
E qui ci fermiamo per necessità di spazio.
Per ultimo, c’è chi vede nella “Papessa” dei Tarocchi la raffigurazione di Giovanna, ma le opinioni sono contrastanti.

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