Falsi. Mai la parola è stata in auge come oggi. Il popolo
italiano si è scoperto improvvisamente un esperto linguista.
La televisione, la radio, i giornali, i discorsi personali
oggi sono intrisi di questa piccola, corta parola che è espressa per
qualificare una serie di argomenti uniti da un unico sottofondo: la falsità.
“Falso ideologico, falso in bilancio, falso in atto
pubblico, falso materiale, falso positivo (informatica), falso
documentale…”ecc.
Se fosse un film la scena iniziale potrebbe descrivere un
esercito di “vù comprà” che in fila su una spiaggia offre prodotti di
abbigliamento griffati a metà prezzo, oppure un Consiglio di amministrazione
dove è illustrato il bilancio o l’amante che dichiara all’avvenente fanciulla
di essere scapolo e il fortissimo desiderio di sposarla mentre ogni tanto
guarda l’orologio per non fare tardi a casa dove l’attendono moglie e prole.
Ma il “falso” è sempre esistito.
Questo non è un romanzo e neanche un film. E’ un misto tra
storia e leggenda.
Costantino si ammala di lebbra (dal greco
"lepròs", scabroso). Non si è mai saputo quando la terribile malattia
sia sorta, chi dice nell'XI,
chi nel XII o nel XIII, ecc. Fatto sta che per evitare la contaminazione i
lebbrosi dovevano farsi riconoscere suonando un campanello o una tavoletta
lignea con percussione metallica.
E’ una tragedia: l’imperatore è
lebbroso. Si chiamano subito i sacerdoti pagani che – nel tripudio della
macabra narrazione – suggeriscono a Costantino di sgozzare bambini e riempire
con il loro sangue una fontana di sangue caldo nella cui immersione
l’imperatore avrebbe tratto la sua guarigione; peggio della strage degli
innocenti voluta da Erode (che alcuni studiosi ritengono una leggenda).
A Costantino, pur malato, ripugna
quella soluzione. Egli non vede l’ora di liberarsi da quegli ospiti; dà loro
splendidi regali e li licenzia. Giunge la notte.
Si può immaginare quanto fosse
agitato il sonno dell’imperatore. Ecco apparirgli gli apostoli Pietro e Paolo
che sussurrano: “Va dal papa Silvestro. Ti indicherà una fonte. Ti immergerai e
sarai guarito. (secondo altri la guarigione sarebbe stata condizionata dal
battesimo - doppio falso: il fatto storicamente sembra improbabile). In cambio
dovrai restaurare tutte le chiese cristiane nel mondo (a Roma si direbbe:”…una
spesa da niente…”) e ti convertirai al vero Dio.”
Proseguiamo. Costantino richiama
il papa – che si sarebbe rifugiato in una
grotta del Monte Soratte, insieme a tutto il clero, per fuggire alle
persecuzioni di Costantino stesso (cfr. Actus Silvestri), leggenda nella
leggenda - e alla
fine guarisce.
Ed eccoci arrivati al grande
falso: un editto apocrifo del 30 marzo 315 con il quale
l’imperatore avrebbe concesso al papa
e ai suoi successori il primato sui patriarcati di Roma, Costantinopoli,
Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme.
Non solo. L’editto avrebbe attribuito ai pontefici le insegne
imperiali e la sovranità temporale su Roma, l'Italia e l'intero Impero Romano d'Occidente.
Per glorificare tutta l’operazione, infine, la donazione
sarebbe stata consegnata dallo stesso Costantino al papa Sivestro dopo averla
posta sopra la tomba di Pietro.
Sembra che quel grande falso fosse utilizzato la prima
volta dal papa Stefano II per ingraziarsi Pipino il Breve contro i Longobardi
(anno 756) e poi ogni volta che la Chiesa volle far valere i propri diritti sui
territori.
Per farla breve, alla fine Leone IX nel 1053 introdusse
l’editto nel Decretum Gratiani e in
altre raccolte di Decretali.
Attenzione però. L’editto era vero? Gli intellettuali
avevano preso di mira l’editto…e quando si muovono gli intellettuali la cosa
può farsi pericolosa…
Su questa linea critica si era già mosso il cardinale
Nicola Cusano, fino a che nel 1440 lo studioso Lorenzo Valla condusse un
approfondito esame dell’editto negandone la veridicità, anche se solo nel 1517
riuscì a pubblicarne i risultati (De
falso credita et ementita Constatini donatione declamatio)
e per di più (potremmo dire ovviamente) in ambiente protestante.
Le contestazioni muovevano dall’uso di barbarismi latini,
dalla menzione di Costantinopoli (ancora non fondata) e di varie contraddizioni.
Addirittura la Chiesa cattolica inserì l’opuscolo del Valla tra i cd. Libri
proibiti.
Scrive Lorenzo Valla: “Per prima cosa dimostrerò che
Costantino e Silvestro non erano giuridicamente tali da poter legalmente l’uno
assumere, volendolo, la figura di donante e poter quindi trasferire i pretesi
regni donati che non erano in suo potere e l’altro da poter accettare
legalmente il dono (né del resto lo avrebbe voluto).”
Lasciamo qui per ora il Valla e torniamo indietro.
I sovrani non avevano mai preso in seria considerazione la
Chiesa, anzi ogni tanto c’era una persecuzione. Poi avvenne il miracolo.
Nel 315 Costantino I, imperatore d’Occidente (in Oriente
regnava l’imperatore Licinio) emette il cd. Editto di Milano, proibendo le
persecuzioni e dichiarando l’Impero come unità neutra nei riguardi di ogni
fede.
Diciamola tutta. Secondo alcuni Costantino era un
furbacchione, conscio che l’appoggio della Chiesa avrebbe evitato pericolose
capriole al suo impero. Da un lato, continuò ad essere sempre il pontifex maximus del
culto di stato pagano e fu battezzato solo in punto di morte (Pentecoste del
1337), ma dall’altro visse rispettando i principi cristiani nei cui riguardi
fece istruire i propri figli.
Stabilì la domenica come giorno
festivo, abolì la crocifissione e la lotta tra criminali come gladiatori,
permise il lasciti alla Chiesa, fornì i fondi per la basilica lateranense e la
Chiesa di S.Pietro - proprio sulla tomba dell’apostolo - e sostenne la madre Elena per la costruzione
della chiesa del S.Sepolcro a Gerusalemme e della Natività a Betlemme.
Storie e leggende, vere e false.
E’ il 28 ottobre 312.
A Roma Costantino
combatte contro Massenzio sul ponte che Massenzio aveva fatto costruire accanto
al Ponte Milvio. I soldati hanno una croce sullo scudo.
Costantino ha sognato (o visto
secondo altra versione) una grande croce nel cielo con la scritta “In hoc signo
vinces” e fa dipingere sui propri vessilli il
segno che aveva visto in cielo, corrispondente al chi-rho (il cd. monogramma di Cristo), formato dalle prime due
lettere “ΧΡ” della parola greca "CH-R-istos". Sotto queste insegne i
soldati sconfiggono l'avversario.
Ma è vero? Sembra che ogni volta uno dica sì, altri dicano
no.
Alcuni storici hanno insinuato che a quei tempi il culto
del dio Mitra fosse molto diffuso tra i soldati di Costantino e per quel motivo
essi avrebbero dipinto sullo scudo il simbolo mitriaco formato da una croce
sovrapposta ad una X, con al centro un cerchio), simile al chi-rho.
Nota storica: Massenzio annega nel Tevere e la sua testa è
portata in parata dai vincitori. (eh, sì, in quell’epoca non c’era molta
“cavalleria”).
La
Donazione: dunque il documento è stato riconosciuto falso.
Ma che
fine ha fatto l’altro personaggio, quel papa Silvestro I che avrebbe ricevuto a
Roma la donazione ?.
Povero
Silvestro. Figlio di un certo Rufino romano e di una certa Giusta, era un papa
con un carattere che definiremmo deboluccio, tant’è che alcuni lo ritenevano
“l’uomo di Costantino”. Anche il battesimo di Costantino è falso poiché prove
autorevoli dimostrerebbero che l’imperatore abbia ricevuto il sacramento da
Eusebio, vescovo di Nicomedia.
Papa
Silvestro non ricevette mai la donazione da Costantino. Quel documento, secondo
Dollinger, fu costruito a Roma tra il 752 e il 777 finché fu definitivamente
inserito nei falsi decreti nella metà del secolo seguente.
Tuttavia
nessuno nega che Silvestro si sia avvantaggiato delle libertà che Costantino
elargì alla Chiesa, ma solo quando, povero prete romano, salì sul trono papale.
Il fatto è che i privilegi furono decisi da Costantino e Licinio nel 313
(quando era papa Milziade l’africano, morto nel 314).
Povero
Silvestro. Costantino decide, con il titolo di vescovo, perfino i concili.
Nel 314
indice il concilio di Arles contro i donatisti. Costoro, vescovi africani
intransigenti, si rifiutavano di riconoscere il vescovo di Cartagine,
Ceciliano, consacrato da Felice, perché durante le persecuzione di Diocleziano
aveva bruciato le Scritture. Il concilio condannò i donatisti e Costantino li
perseguitò. Ma Felice risultò poi innocente e ci fu una grande confusione
(termine alternativo a quello maschile popolare che meglio descrive tali
situazioni), tanto che Costantino abbandona la lotta.
Gli
ecclesiastici litigavano tra loro, ora che potevano alzare la voce. Così il
grande Costantino indisse anche il concilio ecumenico a Nicea che condannò Ario
e i suoi seguaci e confermò (gli uni contro gli altri armati, di sola voce per
fortuna) la divinità di Gesù.
Dov’era
il povero Silvestro nel frattempo? Al debole papa giungevano solo i resoconti,
pur con solennità e rispetto. E tali prerogative dovevano essergli riconosciute
anche dai contemporanei, se appena morto fu onorato come “Confessore”, onoranza
attribuita dal IV secolo a chi ha sacrificato la vita a Cristo.
In
effetti, anche se figura non luminosa nella storia della Chiesa, fu il primo
papa ad occupare un posto di parità, seppur formale, con un imperatore e a capo
di una Chiesa riconosciuta dallo Stato.
Sepolto nel Cimitero di Priscilla
sulla via Salaria, la sua salma trovò alfine riposo (si fa per dire), nel 1596,
sotto l’altare maggiore della chiesa di San Silvestro in Capite.
Povero Silvestro. Il capo è
conservato in un reliquiario nella sagrestia;
parte di una gamba era a S. Maria in Via Lata e resti di un braccio a S.
Cecilia. Sue reliquie furono usate nel 1500 per la consacrazione dell’altare
del tempietto del Bramante a S. Pietro in Montorio.
Oggi tutti lo ricordano, non fosse altro perchè la sua festa cade
l’ultimo giorno dell’anno, tra i fuochi d’artificio.
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