DONNA OLIMPIA PAMPHILI
Alcuni ragazzi fanno lo
jogging lungo i sentieri immersi nei prati. E’ una bella giornata piena di
sole. Mamme con le carrozzine dei bambini, uno di loro ha un palloncino
colorato legato al polso e lo guarda mentre si libra in alto. C’è anche chi
porta il cane a spasso, regolarmente al guinzaglio. Sembra una scena del film
“Mary Poppins”.
Ma attenzione, non è stato
sempre così.
Tanti anni fa
quella villa era chiusa al pubblico, era privata e apparteneva a una delle
Donne più potenti di Roma, una “Papessa”.
Roma conobbe altre papesse e
la più conosciuta fu Giovanna, alias Papa Giovanni VIII.
Donne
potenti, astute, vogliose di potere (e non solo), fino ad arrivare tanto vicino
ai potenti dell’epoca da sostituirsi a loro e governare dietro le quinte. Donna
Olimpia dunque.
Donna Olimpia
Maidalchini nacque nel 1592 a Viterbo,
ebbe origini umili e tanta voglia di elevare il suo stato sociale. La
sua “carriera” iniziò quando mise gli occhi addosso a un mercante più avanti
negli anni rispetto a lei e molto ricco. Era giovane e belloccia perciò la
conquista non fu difficile.
A quell’epoca la vita non era molto lunga così il
mercante morì e lei, a soli venti anni, si ritrovò con molti soldi e si guardò
intorno. Stavolta il colpo fu ancora più grosso.
Pamphilio
Pamphili era il fratello di Giovan Battista Pamphili, un cardinale destinato a diventare papa Innocenzo X che
aveva trent’anni più di lei e vide nella ragazza il sogno della sua vita, sogno
invero poco felice, ma lui non lo sapeva.
Bingo ! Ora
Olimpia era Donna Olimpia Pamphili, rispettata e doverosamente ossequiata da
tutta Roma, ma non dai Romani.
Chi è nato a
Roma, chi è “romano de Roma”, sa che i concittadini sono sì menefreghisti, ma
sanno parlare chiaro e forte. Così, in mancanza di giornali, radio e tv
(private) usavano carta e penna con l’aiuto di una statua, quella di Pasquino,
appunto. Un capolavoro di intelligenza, una o più menti fini e colte, un
biglietto esplicativo. “Olimpia nunc impia”. Eh, sì, perché quel messaggio
doveva essere decifrato: “Una volta=Olim, Pia, Adesso=nunc,
Empia=impia”. Tutto questo perché si sparse la voce che la nobildonna
fosse diventata l’amante del papa Innocenzo X, suo cognato, che la teneva
vicino a sé come consigliera e la ricopriva di costosi doni, tra i quali il
palazzo Pamphili a piazza Navona che divenne la sua residenza. Arrivò
addirittura a far eleggere suo figlio Camillo ai fasti di cardinale, cardinale
“sui generis” perché poi si fece dispensare per sposare Olimpia Aldobrandini.
Era la donna più potente di Roma. Ormai il popolo la
chiamava “Pimpaccia”. Con la sua arroganza e i suoi appoggi papalini fece
spostare il mercato da piazza Navona a Campo dei fiori, per allontanare rumori
e confusione sotto le sue finestre. Ogni desiderio era accolto dal Papa senza
indugio e così, per ampliare la piazza, fu ordinato di demolire una serie di
case, con il compiacimento degli abitanti che è facile immaginare.
Ma Donna
Olimpia aveva idee grandiose. Chiamò il Borromini per dirigere i lavori e
chiamò a sé anche il Bernini per la costruzione delle fontane.
A fronte di
tutta quella ricchezza il popolo soffriva la fame. Era il 1645 e c’era la
carestia. Donna Olimpia viveva nei fasti e le donne di Roma allora chiamate cortigiane
e oggi impropriamente “escort” si rivolsero a lei per far annullare due decreti
che vietavano loro di andare in carrozza e in chiesa. Oggi si direbbe “e dov’è
il problema?”, infatti il papa annullò le due norme.
Ma ahimé, tutto finisce. Il
papa è morente. Donna Olimpia lo veglia con amorosi sensi imputabili al
desiderio di portargli via, una volta morto, tutte le monete d’oro. E così
avviene. Il nuovo Papa Alessandro VII la esiliò a San Martino al Cimino,
intimandole di restituire il bottino, ma lei fece orecchie da mercante.
Colpita da peste, morì dopo
due anni.
Ma non finisce qui. La
tradizione vuole che la notte del 7 aprile la Pimpaccia corra all’impazzata
guidando una carrozza trainata da quattro cavalli neri, secondo alcuni da
Piazza Navona e secondo altri da Villa Pamphili fino a Ponte Sisto precipitando
nel Tevere. Altri invece hanno detto di avere visto quel gruppo correre
disperatamente dal palazzo del Papa a piazza Navona, percorrendo le stesse
strade quando Donna Olimpia scappava con il tesoro, dopo la morte di Innocenzo
X.
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